La terapia cellulare contro il cancro inizia la sperimentazione contro le malattie autoimmuni

Il Sylvester Comprehensive Cancer Center, che fa parte della Miller School of Medicine dell'Università di Miami, si è unito ad altri 40 centri negli Stati Uniti e in Europa per partecipare a uno dei primi studi clinici del Paese sulla terapia cellulare per le malattie autoimmuni.

Sebbene la terapia con cellule CAR-T sia stata sviluppata per curare pazienti affetti da linfomi a cellule B, i ricercatori si sono presto resi conto che avrebbe potuto avere applicazioni anche al di fuori dell'oncologia.

"A mio avviso, ci troviamo all'intersezione tra la terapia del cancro e il trattamento di altre gravi malattie", ha affermato il dott. Damian Green, titolare della cattedra Ron e Nedra Kalish Family Chair in trapianto di cellule staminali, professore di medicina e primario di trapianto e terapia cellulare presso l'ospedale Sylvester.

Abbiamo visto passi da gigante nel campo della terapia oncologica e cellulare. Siamo ora in uno di quei momenti in cui stiamo ottenendo risultati davvero straordinari. Tradurre queste conoscenze in trattamenti per le malattie autoimmuni è un'enorme opportunità per aiutare altri pazienti che affrontano patologie gravi e potenzialmente letali.

Punto in comune: le cellule B

Sebbene il linfoma e le malattie autoimmuni siano di natura diversa, hanno una cosa in comune: i linfociti B.

Queste cellule immunitarie diventano maligne in molti tipi di linfoma. Ma sono anche "fabbriche di anticorpi" e possono produrre anticorpi che attaccano i tessuti dell'organismo nelle malattie autoimmuni.

I ricercatori hanno iniziato a testare la terapia con CAR-T in piccoli gruppi di pazienti affetti da malattie autoimmuni croniche. I risultati sono stati sorprendenti: dopo che la terapia uccide i linfociti B, nuovi linfociti B tornano sani, senza gli anticorpi auto-direttivi caratteristici delle malattie autoimmuni.

Gli scienziati lo chiamano "reset immunologico". Se confermato da ulteriori studi, potrebbe significare che una singola dose di terapia cellulare potrebbe curare le malattie autoimmuni. Inoltre, la rigenerazione delle cellule B avviene più rapidamente nei pazienti con malattie autoimmuni rispetto ai pazienti oncologici.

Ricerca clinica innovativa

La terapia CAR T utilizzata in questo studio ha come bersaglio la proteina CD19, che si trova sulla superficie delle cellule B.

In questa terapia, le cellule immunitarie del paziente vengono geneticamente modificate in modo da poter riconoscere e distruggere le cellule anomale. Nel caso dei linfomi a cellule B, vengono uccise sia le cellule B maligne che quelle sane. Tuttavia, le cellule B sane alla fine si rigenerano, in molti casi senza alcun segno di recidiva tumorale.

Lo studio sta reclutando pazienti con:

• lupus eritematoso sistemico;
• sclerosi sistemica (sclerodermia): una malattia autoimmune che provoca cicatrici e ispessimento della pelle;
• polimiosite, una malattia autoimmune che causa debolezza muscolare.

Il primo paziente con una malattia autoimmune ha recentemente ricevuto un'infusione di CAR-T al Sylvester. Un secondo paziente con sclerodermia sarà presto in cura.

La prima infusione di CAR T in un paziente affetto da malattia autoimmune ha ricordato al dott. Lazaros Lekakis, professore di trapianti e terapia cellulare, il giorno in cui il suo team ha curato per la prima volta un paziente oncologico con la terapia cellulare.

Entrambi i pazienti (con sclerodermia e linfoma) hanno manifestato effetti collaterali neurologici dovuti ai linfociti T. Oggi si sa che tali effetti sono comuni e curabili.

"Dieci anni fa non sapevamo cosa stavamo osservando", ha detto il Dott. Lekakis, professore clinico che ha guidato lo studio Sylvester. "Ora sappiamo cosa fare".

Il paziente affetto da sclerodermia si è ripreso rapidamente dagli effetti collaterali ed è stato recentemente dimesso dall'ospedale.

Perché gli oncologi sono leader nel trattamento delle malattie autoimmuni

"Sono storie come queste a dimostrare perché gli oncologi e il personale specializzato del reparto trapianti e terapia cellulare siano in prima linea", ha affermato il Dott. Green. "Questi medici hanno una vasta esperienza nel trattamento delle terapie cellulari e nella gestione dei loro effetti collaterali".

"Le persone che possono farlo sono qui al Sylvester. Sappiamo come gestire gli effetti collaterali e la tossicità. Sappiamo come gestire questi farmaci, e questo è piuttosto complesso."

Prossimi passi

Il centro di Sylvester sarà presto coinvolto in un secondo studio clinico sulla terapia CAR-T, progettata esclusivamente per i pazienti affetti da lupus. Il Dott. Lekakis e i suoi colleghi sono inoltre in trattative con i neurologi della Miller School of Medicine per la sperimentazione di terapie per il trattamento di malattie neurologiche autoimmuni come la sclerosi multipla.

L'impatto dei volontari va oltre l'oncologia

L'estensione della terapia cellulare a malattie diverse dal cancro evidenzia non solo l'innovazione di ricercatori e medici, ma anche la generosità dei pazienti oncologici, ha affermato il Dott. Green. Il successo della terapia con CAR-T è stato reso possibile dai pazienti che si sono offerti volontari per partecipare alle prime sperimentazioni cliniche, nonostante l'incertezza sulla sua efficacia.

"Quando diciamo ai pazienti: 'Non sappiamo se questo ti aiuterà', la risposta che sento più spesso è: 'Capisco, ma forse aiuterà la persona successiva'", ha detto il Dott. Green. "Di solito si riferiscono alla persona successiva con la stessa diagnosi. Ma a quanto pare stanno aiutando un gruppo di persone molto più ampio".