Il trattamento del cancro alla prostata come raccomandato aiuta la maggior parte degli uomini a sopravvivere alla malattia

Secondo un nuovo studio dell'Università di Uppsala pubblicato sul Journal of the National Comprehensive Cancer Network, la maggior parte degli uomini trattati per il cancro alla prostata secondo le attuali linee guida ha buoni tassi di sopravvivenza e la maggior parte di loro muore per cause non correlate al cancro alla prostata.

"Siamo rimasti sorpresi da quanto l'aspettativa di vita abbia influenzato la prognosi. Questo dimostra quanto sia importante valutare attentamente lo stato di salute generale di un uomo con un tumore alla prostata appena diagnosticato. L'aspettativa di vita del paziente ha un impatto significativo sulla scelta di una strategia terapeutica appropriata", afferma Marcus Westerberg, ricercatore presso il Dipartimento di Scienze Chirurgiche dell'Università di Uppsala, che ha guidato lo studio.

Nel caso del cancro alla prostata, la progressione della malattia spesso richiede decenni e il rischio di mortalità per cancro alla prostata dipende sia dalle caratteristiche del tumore che dall'aspettativa di vita, che a sua volta dipende dall'età del paziente e da altre condizioni mediche al momento della diagnosi. Anche le raccomandazioni contenute nelle linee guida cliniche e nei programmi di trattamento si basano sia sulle caratteristiche del tumore che sull'aspettativa di vita. Ciò significa che il trattamento iniziale raccomandato può variare dalla sorveglianza attiva per i pazienti a basso rischio a una combinazione di trattamenti locali e sistemici per i pazienti ad alto rischio.

Età media elevata alla diagnosi

Poiché l'età media alla diagnosi di cancro alla prostata è spesso elevata e la malattia di solito progredisce molto lentamente, è particolarmente importante conoscere il rischio a lungo termine di mortalità per cancro alla prostata per scegliere il trattamento migliore per il paziente. Finora si sapeva poco al riguardo.

"Volevamo colmare questa lacuna conoscitiva, quindi abbiamo analizzato i risultati per 30 anni dopo la diagnosi. In tutti i casi, avevamo informazioni sulle caratteristiche del tumore, sul trattamento e sull'aspettativa di vita del paziente in base all'età e alle comorbilità", ha spiegato Westerberg.

I ricercatori hanno utilizzato i dati del Prostate Cancer Database Sweden (PCBase), che contiene informazioni provenienti dal National Prostate Cancer Registry (NPCR) e da altri registri medici. Si sono concentrati sugli uomini che avevano ricevuto il trattamento raccomandato per il cancro alla prostata che non si era diffuso. Utilizzando modelli statistici, i ricercatori hanno stimato il rischio di morte per cancro alla prostata e altre cause nel corso della vita.

11% di rischio di morire di cancro

Negli uomini con tumore alla prostata a basso rischio e un'aspettativa di vita breve (meno di 10 anni), il rischio di morte per tumore alla prostata era dell'11% e il rischio di morte per tutte le cause era dell'89% entro 30 anni dalla diagnosi.

Negli uomini con tumore alla prostata ad alto rischio (ad esempio, stadio T3, PSA 30 ng/mL e punteggio di Gleason 8) e un'aspettativa di vita lunga (più di 15 anni), il rischio di morte per tumore alla prostata era del 34% e il rischio di morte per altre cause era del 55% entro 30 anni dalla diagnosi.

"Ci auguriamo che i nostri risultati vengano utilizzati per tracciare un quadro realistico della prognosi per gli uomini con cancro alla prostata. Il nostro studio dimostra che la maggior parte degli uomini che ricevono il trattamento raccomandato ha una buona prognosi", ha concluso Westerberg.

L'aspettativa di vita è stata calcolata in base all'età e alle comorbilità. Esempi di tumori a basso rischio: stadio T1, PSA 5 ng/mL e punteggio di Gleason 6. Esempi di tumori ad alto rischio: stadio T3, PSA 30 ng/mL e punteggio di Gleason 8.