Un nuovo farmaco potrebbe aiutare il cervello a guarire da solo i danni

I ricercatori dell'Università della Georgia hanno scoperto un nuovo farmaco in grado di migliorare la capacità del cervello di autoripararsi dopo un trauma. La scoperta potrebbe portare a progressi significativi nel trattamento del trauma cranico (TBI).

Attualmente non esistono farmaci approvati dalla FDA che riparino o prevengano direttamente il danno cerebrale dopo un trauma cranico, lasciando una lacuna importante nel trattamento. Un composto chiamato CMX-2043 potrebbe contribuire a colmare questa lacuna, stimolando la produzione di enzimi che svolgono un ruolo chiave nell'eliminazione delle molecole dannose dopo la lesione.

"Ciò che ha davvero attirato la nostra attenzione è stato il modo in cui il CMX-2043 sembrava attivare le difese naturali del cervello", ha affermato il professor Franklin West del College of Agricultural and Environmental Sciences dell'Università della Georgia, autore principale dello studio pubblicato su Brain Sciences. West è anche co-fondatore del Center for Regenerative Biology dell'università.

"Abbiamo osservato un netto aumento degli enzimi. È come se una 'squadra di pulizia' intervenisse in soccorso dopo un infortunio. Questo ci dice che la terapia può effettivamente supportare il cervello dove ne ha più bisogno."

Aumentare la capacità del cervello di ripararsi potrebbe migliorare le possibilità di recupero da un trauma cranico

I traumi cranici scatenano una “tempesta” nel corpo, accompagnata da infiammazione e danni alle cellule e ai tessuti.

Secondo i Centers for Disease Control and Prevention (CDC), ogni anno milioni di americani subiscono un trauma cranico e decine di migliaia di persone muoiono a causa delle conseguenze delle lesioni.

Il CMX-2043 è un farmaco sperimentale a base di un antiossidante naturale. Questo antiossidante è noto per la sua capacità di aiutare le cellule a combattere i danni causati da un eccesso di radicali liberi nell'organismo e da una quantità insufficiente di antiossidanti per neutralizzarli. Il composto è stato originariamente studiato per il trattamento del danno cardiaco, ma ora è in fase di sperimentazione per la sua capacità di limitare i danni cerebrali a lungo termine dopo un trauma cranico.

Antiossidanti e riparazione del cervello

Questo studio è il primo a documentare l'attività enzimatica specifica del cervello in un modello suino, suggerendo un possibile collegamento tra l'effetto antiossidante e la capacità di recupero del cervello.

"Quando le difese antiossidanti del cervello erano più forti, il danno che abbiamo osservato nelle risonanze magnetiche era minore. Questo è molto importante. Significa che possiamo aiutare il cervello a recuperare meglio potenziando i suoi sistemi di riparazione", ha affermato Erin Kaiser, coautrice dello studio e professoressa associata presso la Facoltà di Scienze Agrarie e Ambientali.

"Siamo rimasti sorpresi dal fatto che il CMX-2043 non abbia causato direttamente alterazioni nei livelli degli enzimi antiossidanti", ha affermato l'autore principale Hea Jin Park, professore associato presso il College of Family and Consumer Sciences dell'Università della Georgia. "Questi cambiamenti erano in realtà la risposta dell'organismo alle lesioni, ma il CMX-2043 sembra contribuire a rafforzare il sistema di difesa integrato dell'organismo".

Il passo successivo sarà quello di utilizzare strumenti non invasivi come la spettroscopia a risonanza magnetica per monitorare questa risposta in tempo reale e studiare in che modo il farmaco potrebbe aiutare a curare il trauma cranico nelle persone.

West e Kaiser stanno attualmente lavorando su terapie per i traumi cranici con Steven Stice, direttore del Center for Regenerative Biology, e Jarrod Call, professore di farmacologia presso la Facoltà di Medicina Veterinaria.

"I primi dati indicano una direzione promettente: rafforzare la 'squadra di pulizia' del cervello potrebbe aiutare a modificare l'esito di un infortunio a favore del recupero", ha concluso West.