Gli scienziati hanno iniziato a sviluppare una cura per l'aggressività

Gli attacchi patologici di rabbia possono essere bloccati. Lo affermano gli scienziati della University of Southern California (USC University) dopo un esperimento sui topi. Gli specialisti sono riusciti a identificare un fattore neurologico dell'aggressività: un recettore nel cervello (NMDA), che non funziona correttamente nei roditori eccessivamente arrabbiati. Quando veniva disattivato, la loro aggressività eccessiva spariva. Gli esseri umani possiedono lo stesso recettore. Gli autori sperano che la loro scoperta contribuisca allo sviluppo di un nuovo metodo per trattare l'aggressività, che spesso accompagna il morbo di Alzheimer, l'autismo, la schizofrenia e il disturbo bipolare, scrive Science Daily.

"Da un punto di vista clinico e sociale, l'aggressività reattiva è un problema piuttosto serio. Vogliamo trovare 'strumenti' che aiutino a ridurre la violenza impulsiva", afferma Marco Bortolato, autore dello studio e ricercatore presso la Facoltà di Farmacia dell'USC.

Secondo lo scienziato, con una certa predisposizione all'aggressività patologica, si osservano bassi livelli dell'enzima monoamino ossidasi A (MAO A), una forte reazione allo stress. "Lo stesso tipo di mutazione che abbiamo riscontrato nei topi è associato al comportamento aggressivo negli esseri umani, soprattutto nei criminali. La combinazione di bassi livelli di MAO A e di trattamenti duri durante l'infanzia è fatale e porta alla manifestazione di disumanità in età adulta", afferma M. Bortolato.

I ricercatori hanno condotto esperimenti su roditori iperaggressivi privi dell'enzima e hanno scoperto che il recettore nella loro corteccia prefrontale richiedeva una forte stimolazione elettrica e che, anche se attivato, funzionava solo per un breve periodo.

"La nostra scoperta ha un grande potenziale, perché abbiamo imparato che il blocco di questo recettore riduce l'aggressività. Qualunque sia il comportamento, le condizioni di vita e l'ambiente di una persona, in futuro sarà possibile controllare le manifestazioni della sua rabbia patologica", commenta M. Bortolato. Ha osservato che il recettore NMDA svolge un ruolo chiave nella registrazione cerebrale di più flussi simultanei di informazioni sensoriali. Ora un team di specialisti sta studiando i possibili effetti collaterali dei farmaci che riducono l'attività di questo recettore.

"Il comportamento aggressivo ha gravi conseguenze socioeconomiche. Il nostro compito è capire quali agenti farmacologici e regimi terapeutici utilizzare per influenzare il recettore", ha concluso lo scienziato.

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