Uno dei primi partecipanti all'esperimento di trapianto di mano rimpiange la sua decisione

Il primo trapianto di arti al mondo è stato eseguito negli Stati Uniti 7 anni fa: a Jeff Kepner sono state donate due braccia per la prima volta. All'epoca, l'operazione divenne un vero e proprio evento sensazionale e tutti pronosticavano una nuova vita per i partecipanti all'esperimento. Ma, a differenza di altri pazienti, la comparsa di due braccia non portò sollievo a Jeff, anzi, la sua vita divenne più difficile e, come dichiarò lo stesso Kepner, si sarebbe sbarazzato delle sue braccia alla prima occasione.

Kepner sostiene che sia assolutamente impossibile fare qualsiasi cosa con le mani del donatore e che, dopo l'operazione, non abbiano recuperato l'attività motoria. Tra l'altro, Jeff è uno dei pochi pazienti che hanno accettato di partecipare all'operazione sperimentale, ma nel suo caso, tutto ciò che i medici hanno potuto fare è stato innestargli le mani aliene, ma non ripristinarne la mobilità.

Oggigiorno la trapiantologia ha ottenuto notevoli successi negli Stati Uniti e vengono eseguiti interventi complessi come il trapianto dell'organo genitale maschile, del viso, dell'utero, ecc., ma data la complessità dell'operazione, esiste sempre il rischio di complicazioni.

Le braccia di Kepner sono state amputate a causa di un'infezione da streptococco che ha causato la sepsi, ma gli sono state impiantate delle protesi che gli hanno permesso persino di guidare un'auto e di lavorare; ora, con le sue nuove braccia, è completamente dipendente dagli altri.

Jeff racconta che quando ha accettato il trapianto era consapevole di tutti i rischi, ma dava per scontato che, se il trapianto non avesse funzionato, i medici gli avrebbero semplicemente restituito le protesi, ma in realtà è andata diversamente.

L'operazione, durata 9 ore, è riuscita e il corpo di Kepner non ha rigettato gli arti alieni, ma le nuove mani non funzionavano. Jeff ha chiesto ai chirurghi di rimuovere gli arti difettosi, ma secondo i medici, ciò comporta alcuni rischi: innanzitutto, c'è un'alta probabilità che Kepner non possa utilizzare le protesi e sarà necessario un lungo periodo di riabilitazione.

Ora i medici offrono a Kepner l'unica opzione possibile: un intervento chirurgico e il successivo trattamento, che consentiranno il ripristino parziale o completo della mobilità delle mani del donatore. Ma Jeff stesso è già stanco delle cure e non vuole più sottoporsi a ulteriori interventi.

Il chirurgo che ha operato Kepner 7 anni fa ha osservato che gli organi trapiantati vengono rimossi in casi estremamente rari; secondo le statistiche, solo in 6 casi su 100 è necessario rimuovere l'organo trapiantato. Il Dott. Andrew Lee ha anche osservato che altri 3 pazienti negli Stati Uniti hanno partecipato all'esperimento, ma solo gli arti di Kepner non sono funzionanti. Gli altri pazienti conducono una vita normale, possono guidare un'auto da soli e svolgere determinati lavori.

L'esito di interventi chirurgici complessi come il trapianto di arti dipende da diversi fattori, in particolare il corpo del paziente gioca un ruolo fondamentale. Ma Kepner sostiene che, dopo l'operazione, i chirurghi non si siano interessati alle sue condizioni e che la sua vita sia diventata quasi insopportabile, poiché con le protesi era più indipendente rispetto alle mani nuove di un donatore. Jeff, tuttavia, non incolpa i chirurghi: la probabilità che avesse mani parzialmente funzionanti dopo l'operazione era elevata, ma nel suo caso la mobilità degli arti trapiantati non è stata ripristinata e ora Kepner si rifiuta di partecipare a qualsiasi esperimento.

In realtà, il caso di Jeff Kepner è l'unico a non avere successo: nella maggior parte dei casi, l'attività motoria degli arti viene ripristinata qualche tempo dopo il trapianto.

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