Gli astronomi hanno registrato la scomparsa di un "sole" di un'altra galassia

Gli astronomi che elaborano le informazioni ottenute tramite il telescopio Hubble hanno dimostrato l'ultima immagine della morte di uno dei corpi celesti, simile per caratteristiche al Sole che conosciamo.

Gli specialisti hanno reso disponibile al pubblico la fotografia che conferma la morte della stella, pubblicandola sulle pagine del sito web ufficiale di Hubble.

Secondo gli scienziati, avrebbero dovuto assistere a una catastrofe di portata cosmica: per la prima volta, gli astronomi sono riusciti a osservare la morte di un corpo celeste con tale dettaglio. Bisogna ammettere che l'immagine si è rivelata estremamente chiara e dettagliata: mostra a occhio nudo il momento in cui l'oggetto spaziale si trasforma in uno stato planetario-nebuloso. Questo processo, come sottolineano gli esperti, avviene con il rilascio di un'enorme quantità di polvere e particelle gassose, che negli ambienti scientifici viene chiamata nebulosa.

La nebulosa risultante (chiamata Hookah, o OH 231.8 + 04.2) è un esempio estremamente raro e chiaro della morte di un grande corpo celeste. Si è stabilito che si trova a oltre 5.000 anni luce dal pianeta Terra: si tratta della costellazione della Poppa.

Come è avvenuta la morte di una stella con una massa circa otto volte superiore a quella del Sole?

Nella fase finale del suo ciclo vitale, un oggetto spaziale, al cui interno le riserve di combustibile sono esaurite, subisce il processo di "gigante rossa". Per fare un paragone, una gigante rossa è una stella con un elevato grado di luminosità e gusci estesi. Tra le stelle conosciute, Arturo, Gacrux, Aldebaran, ecc. presentavano caratteristiche simili.

In questa fase, la stella, che è cresciuta in modo incommensurabile in termini di dimensioni, perde parte del suo guscio, trasformandosi nel tempo in una sfera calda e relativamente più piccola. Poiché la materia viene riscaldata dall'interno, la sostanza nebulosa viene emessa in tutto lo spettro elettromagnetico, cosa che non può passare inosservata ai vari telescopi di osservazione.

In questa particolare situazione, gli scienziati hanno potuto osservare come le particelle espulse dalla stella si diffondessero in diverse direzioni alla velocità massima di circa 1 milione di km/h. Allo stesso tempo, in un breve lasso di tempo, la nebulosa si è espansa fino a raggiungere una dimensione di 0,7 anni luce.

Si prevede che nel corso dei prossimi millenni la nube protoplanetaria diventerà ancora più grande, trasformandosi direttamente in una nebulosa planetaria.

È interessante notare che alla nebulosa protoplanetaria in esame, oltre al nome "Nicchiello", è stato dato un altro nome: "Uovo Marcio". Gli scienziati hanno spiegato questo fatto con il fatto che l'oggetto contiene un gran numero di particelle molecolari di idrogeno solforato e anidride solforosa.

In generale, le nebulose planetarie sono oggetti spaziali unici che corrispondono alla fase finale della vita delle stelle, come il Sole. Ciascuno di questi oggetti ha un guscio di gas sferico e uno strato stellare esterno che viene rigettato dopo aver perso il suo stato stabile. Osservare queste nebulose è difficile: sono solitamente caratterizzate da una bassa luminosità superficiale e da piccole dimensioni angolari. Pertanto, le informazioni ottenute con il telescopio Hubble possono essere considerate uniche.