I batteri "buoni" dell'intestino possono diventare nocivi

Numerose ricerche scientifiche condotte in precedenza hanno dimostrato che i batteri intestinali "controllano" la salute dell'intero organismo. Ad esempio, svolgono sia un ruolo preventivo che un fattore scatenante (a seconda delle condizioni e dell'equilibrio della microflora) per lo sviluppo di malattie oncologiche, diabete e nevrosi. Per migliorare la composizione batterica qualitativa e quantitativa, qualsiasi supermercato e persino una farmacia offre una varietà di yogurt, ricotta e persino gelati contenenti additivi probiotici. Tuttavia, i ricercatori di Washington (Università di St. Louis) hanno scoperto che i probiotici inizialmente benefici possono modificarsi e persino acquisire proprietà dannose.

Sembrerebbe che non ci sia nulla di strano in questo: i batteri si adattano a diverse condizioni di vita e cambiano la loro attività o direzione d'azione. Come spiega uno degli autori dello studio, Gautam Dantas, chi cerca di utilizzare i microrganismi come agente terapeutico dovrebbe comprendere che la loro azione può variare a seconda delle condizioni. "Non esistono batteri insensibili ai cambiamenti evolutivi. Tuttavia, questo non significa che si debba smettere di assumere prebiotici".

Per scoprire i fattori che influenzano il fatto che i batteri "buoni" diventino pericolosi, gli specialisti hanno dovuto introdurre il probiotico Escherichia coli Nissle nell'intestino di roditori con una microflora iniziale di diversa qualità e diversi principi nutrizionali. Dopo un mese e mezzo di esperimento, i ricercatori hanno analizzato il DNA dei batteri introdotti e hanno notato che nei roditori sani non si verificavano alterazioni funzionali nei microbi, mentre negli animali palesemente malati tali alterazioni erano presenti. Ad esempio, gli specialisti hanno osservato che i batteri erano diventati resistenti agli antibiotici e che alcuni microrganismi avevano sviluppato la capacità di assorbire il muco all'interno dell'intestino, inibendone le difese naturali.

"La flora intestinale sana non ha mostrato cambiamenti significativi, forse perché tali condizioni sono considerate idonee per i batteri probiotici. Ma è importante capire che nella stragrande maggioranza dei casi, i farmaci probiotici non vengono prescritti a persone sane, ma solo a persone malate, che presentano uno squilibrio della flora intestinale. Ed è proprio in condizioni così alterate che i probiotici diventano dannosi", afferma Aura Ferreiro, responsabile dello studio.

Gautam Dantas ritiene che, sulla base dei risultati del progetto, nessuno rinuncerà all'uso dei probiotici per il trattamento della disbiosi. Al contrario, la scoperta offrirà nuovi obiettivi agli scienziati: ad esempio, i medici potranno prescrivere determinati farmaci in base allo stato della microflora intestinale di una persona.

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