Vivere in città non è così malsano come si pensava prima

È generalmente accettato che l'aria fresca faccia bene ai cardiopatici e che le persone con cardiopatia coronarica stiano meglio vivendo nelle zone rurali. Al Women's College, gli specialisti hanno analizzato i dati di circa 40.000 pazienti con cardiopatia coronarica, sia residenti in città che in zone rurali.

I ricercatori ritenevano che la scarsa qualità dell'assistenza sanitaria nelle aree rurali contribuisse all'elevata mortalità e allo sviluppo di varie complicazioni, ma in realtà non è così.

Dopo le dimissioni, lo stato di salute dei pazienti sia in città che in villaggio era pressoché lo stesso. Nei villaggi, i pazienti di solito si sottopongono alle cure al pronto soccorso, dove alcuni specialisti o attrezzature speciali semplicemente non sono disponibili. Tuttavia, lo stato di salute dei residenti rurali dopo il trattamento non era praticamente diverso da quello dei pazienti ricoverati nelle cliniche cittadine, che sono dotate di tutto il necessario.

Ogni anno, circa quattro milioni di persone muoiono di malattie cardiache. In alcuni paesi, il tasso di mortalità per malattie cardiache è quasi pari a quello per cancro. La promozione di uno stile di vita sano e la lotta al fumo, in atto in alcuni paesi, hanno migliorato significativamente la salute delle persone, in particolare rafforzando il sistema cardiovascolare e riducendo l'incidenza e la mortalità per questa patologia.

Inoltre, in uno degli ultimi studi, gli specialisti hanno scoperto che la carenza di vitamina D nell'organismo può rappresentare un pericolo immediato per la vita dei malati cardiaci, poiché in questo caso, in caso di arresto cardiaco improvviso, anche se vengono eseguite tutte le misure di rianimazione necessarie, il rischio di morte o di vari disturbi cerebrali è elevato.

La norma per la vitamina D nell'organismo è considerata pari a 30-73 nanogrammi per 1 ml di sangue. In caso di carenza di questa vitamina nel sangue, i valori oscillano tra 10 e 30 nanogrammi.

Una diminuzione dei livelli di vitamina D può verificarsi a causa di una cattiva alimentazione, di un assorbimento alterato del cibo nell'intestino, di malattie renali o epatiche e anche se una persona non è esposta al sole.

Con una carenza di vitamina D, il rischio di morte per cancro e schizofrenia aumenta, e ora gli scienziati possono aggiungere a questo elenco il rischio di morte per malattie cardiovascolari. Dopo aver analizzato i livelli di vitamina D e lo stato di salute di oltre 50 pazienti sopravvissuti ad arresto cardiaco, gli specialisti hanno scoperto che circa sei mesi dopo le dimissioni, sono iniziati gravi problemi neurologici tra i pazienti con bassi livelli di vitamina D (circa il 65%), mentre nel gruppo con livelli vitaminici normali, la patologia si è sviluppata solo nel 23% dei pazienti. Tra tutti i pazienti con bassi livelli di vitamina D, il 29% è deceduto entro sei mesi dalle dimissioni dall'ospedale.

Nel complesso, il rischio di disfunzione cerebrale è aumentato di sette volte a causa della carenza di vitamina D nell'organismo.

Tra i piani immediati degli scienziati c'è quello di scoprire se l'integratore vitaminico possa ridurre il rischio di morte e di danni cerebrali nei pazienti affetti da malattie cardiovascolari e bassi livelli di vitamina D.

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