Perché le diete non sempre danno risultati?

Seguire una dieta per perdere peso diventa il senso dell'esistenza per molti. Quando si sceglie una nuova dieta, ci si aspetta sempre il massimo risultato, ma cosa si ottiene in realtà? Secondo le statistiche, la maggior parte degli approcci dietetici si rivela un "fallimento".

Perché succede questo? Perché una dieta spesso non solo non riesce a produrre l'effetto desiderato, ma può addirittura far ingrassare di qualche chilo?

Un nuovo esperimento condotto da scienziati ha contribuito a spiegare perché il nostro corpo oppone resistenza alle diete e perché i cambiamenti nella dieta non sempre portano alla perdita di peso.

La popolare rivista "eLife" riporta: la perdita di sensibilità dell'organismo ai cambiamenti nutrizionali è presente non solo negli esseri umani, ma anche negli animali. Specialisti di Cambridge hanno condotto esperimenti sui roditori: i risultati ottenuti sono stati davvero sorprendenti.

Come sottolinea il professor Clemens Blouet, molte persone soffrono di diete inefficaci a causa della particolare conformazione delle cellule nervose dell'ipotalamo, una parte unica del cervello che regola i processi metabolici all'interno del corpo. L'ipotalamo ha anche la funzione di sintetizzare gli ormoni e regolare i processi fisiologici di base, come la termoregolazione, il desiderio sessuale, il sonno e il bisogno umano di cibo.

L'ipotalamo contiene diversi neuropeptidi specifici che partecipano alla regolazione dell'appetito. Se le cellule nervose sonore "funzionano", una persona prova una sensazione di fame. Se i neuroni "dormono", non c'è appetito. Questo schema è applicabile sia agli esseri umani che agli animali.

Grazie alle loro conoscenze in ingegneria genetica, gli scienziati sono riusciti a disattivare e attivare i neuroni ipotalamici nei topi, dopodiché hanno osservato e tratto alcune conclusioni. Sensori di temperatura, contatori di energia e altri dispositivi sono stati impiantati negli animali.

Si è scoperto che durante i periodi di carenza nutrizionale, i neuroni diventano attivi, il che porta l'organismo ad adattarsi e a svolgere il suo lavoro abituale, ma con un minore dispendio energetico.

In altre parole, se si limita fortemente la dieta, si spinge l'organismo a conservare le risorse energetiche, il che, a sua volta, riduce al minimo l'effetto della perdita di peso.

Quando gli scienziati hanno allentato le restrizioni dietetiche, il dispendio energetico degli animali è nuovamente aumentato.

Gli esperti sono quindi giunti a un'importante conclusione: disattivare i neuroni ipotalamici anche solo per un paio di giorni porta all'attivazione dei processi metabolici, contribuendo alla perdita dei chili di troppo.

Il professor Blouet commenta questa conclusione come segue: "Siamo riusciti a confermare che diverse cellule nervose controllano l'appetito e il dispendio energetico dell'organismo. Se il cibo entra a sufficienza nel corpo, queste cellule costringono la persona ad assumerlo, ma se il cibo è scarso, "attivano" la modalità economica e rallentano il processo di combustione dei grassi".

Uno dei responsabili dell'esperimento, Luke Bark, ha espresso fiducia che questa scoperta sarà utile per lo sviluppo di un nuovo metodo per combattere l'obesità. Disattivando le strutture nervose necessarie, è possibile modificare le impostazioni dei processi metabolici, indirizzandoli verso la perdita di peso.